19 July 2008

Discorso - Il giorno della dichiarazione di Sen. Robert Kennedy

Gentile Rettore, Gentile Vice Rettore, Professor Robertson, Signor Diamond, Signor Daniel, Signore e Signori:

Sono venuto qui, questa sera, spinto dal profondo interesse e affetto per un paese colonizzato prima dagli Olandesi nella meta' del settecento, poi occupato dagli Inglesi, ed alla fine indipendente; un paese dove gli abitanti nativi furono inizialmente repressi, e dove con gli stessi le relazioni rimangono ancora un problema; un paese che definisce se stesso come una frontiera ostile; un paese che ha reso utilizzabili ricche risorse naturali attraverso l'applicazione di moderne tecnologie; un paese che era importatore di schiavi, e che ora deve lottare per cancellare le ultime tracce del (suo) periodo schiavista. Mi riferisco, naturalmente agli Stati Uniti d'America.

Ma sono lieto di venire qui, (io), mia moglie e tutta la nostra cerchia famigliare siamo lieti di venire qui in Sud Africa, e siamo lieti di essere venuti qui a Citta' del Capo.
Ho potuto già sfruttare e gioire la mia visita qui. Mi sto sforzando di incontrare e scambiare vedute con persone di ogni tipo, a tutti i livelli della cultura sudafricana, inclusi quelli rappresentati da membri del governo.
Oggi sono lieto di poter incontrare l'unione degli studenti sudafricani. Per un decennio questa associazione studentesca si e' mossa e ha lavorato per i principi della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, principi che personificano le speranze collettive degli uomini di buona volontà di tutto il globo.

Il vostro lavoro, nel vostro paese cosi' come nelle organizzazioni studentesche internazionali, ha portato grande credito a voi stessi ed al vostro paese. So che l'associazione nazionale degli studenti in USA sente come particolarmente vicina la relazione con la vostra associazione.
E vorrei ringraziare per primo il signor Ian Robertson, che per primo ha posto questo invito per conto della vostra associazione, vorrei anche ringraziare lui per la sua gentilezza nell'invitarmi qui. Sono molto dispiaciuto per il fatto che lui non possa essere qui questa sera. Sono stato molto felice di avere la possibilità di incontrarlo e parlarci qualche ora fa, e gli ho regalato una copia di "Biografia del Coraggio" (in inglese Profile of Courage in inglese), un libro scritto dal Presidente John Kennedy, con prefazione della sua vedova, la signora Kennedy.

Questo e' il giorno della dichiarazione, un celebrazione della libertà. Noi siamo qui in nome della libertà. Alla base di quella che e' definita come libertà e la democrazia occidentale c'è la convinzione che ogni individuo, ogni singolo figlio di Dio, sia la pietra di paragone, e tutta la società, tutti i gruppi, tutte le nazioni, esistono a vantaggio della persona (e non a scapito). Di conseguenza l'allargamento delle libertà degli essere umani deve essere l'obiettivo supremo e la pratica duratura di ogni società occidentale.

Il primo elemento della libertà individuale e' la libertà di espressione, la libertà di esprimere e comunicare idee, per distinguere se stessi dalla sordità delle bestie e della foresta; il diritto di richiamare i governi ai loro diritti e doveri; sopratutto il diritto di affermare la propria adesione e lealtà ad un parte politica, alla società, alle persone con le quali condividiamo la nostra terra, la nostra eredita ed il futuro dei nostri bambini.

Alla pari della libertà d'espressione c'è la potenza di essere ascoltati, al fine di condividere le decisioni del governo che modella le nostre vite. Tutto ciò che renda la vita delle persone meritevole d'essere vissuta, (la propria) famiglia, il lavoro, l'educazione, un posto per allevare un bambino ed un posto per far riposare una persona, tutto questo dipende dalle decisioni del governo; tutto può essere spazzato via da un governo che non presta attenzione alle domande del proprio popolo, ed intendo tutto il suo popolo. Perciò, l'essenza dell'umanità di una persona può essere protetta e preservata sono laddove il governo deve rispondere, non solo alla ricchezza; non solo a quelli di un particolare religione, non solo a quelli di una particolare razza; ma a tutto il popolo.

Ed anche un governo con il pieno consenso popolare, come nella nostra costituzione, deve essere limitato nella suo potere di agire contro il suo popolo: cosi' che non ci dovrebbe essere interferenza con il diritto di fede, ma anche non interferenza con la sicurezza personale; nessuna imposizione arbitraria di pene o punizioni contro cittadini ordinari da parte di alti ufficiali o da parte della legge; nessuna restrizione sulla libertà delle persone di cercare (un'adeguata) educazione od (un adeguato) lavoro o (un'adeguata) opportunità di ogni tipo, cosi' che ognuno possa realizzare qualunque cosa sia in grado di fare.

Ci sono diritti sacri della società occidentale. Questi erano enormemente differenti fra noi e la Germania nazista cosi' come fra Atene e la Persia.

Questi oggi sono l'essenza delle nostre differenze con il comunismo. Mi sono fermamente opposto al comunismo perché esalta lo stato sopra l'individuo e sopra la famiglia, e perché il suo sistema contiene un mancanza di libertà di pensiero, di protesta, di religione, e di stampa, che sono caratteristiche tipiche di un regime totalitario. La maniera di opporsi al comunismo e' tuttavia non quella di imitare la sua dittatura, ma di estendere le libertà individuali. In ogni nazione ci sono persone che etichetterebbero come comunista chiunque voglia minacciare i loro privilegi. ma posso dirvi, cosi' come ho visto in tutte le parti del mondo, riformare vuol dire voler il comunismo. La negazione di libertà, in nome di qualunque cosa, può solo rafforzare il vero comunismo che sostiene di combattere.

Molte nazioni hanno stabilito le proprie definizioni e dichiarazioni di questi principi. E ci sono spesso state tragiche differenze fra promesse e risultati, fra teoria e realta'. Adesso i grandi ideali ci hanno constantemente richiamato ad i nostri compiti. E, con dolorante lentezza, noi, negli USA, abbiamo esteso ed allargato il significato e la pratica della liberta' a tutta la nostra gente.

Per due secoli, il mio paese ha combattuto per superare l'handicap, da noi stesso imposto, del pregiudizio e della discriminazione basato sulla nazionalita', sulla classe sociale, sulla razza, discriminazione profondamente repugnante rispetto alla teoria ed al fine della nostra Costituzione.
Anche all'epoca di mio padre, che crebbe in Boston, Massachusetts, le indicazioni dicevano per lui che era irlandese, non c'era bisogno di fare domanda di lavoro (nel senso che non volevano irlandesi)". Due generazioni dopo, il Presidente John Kennedy divenne il primo presidente irlandese, ed il primo cattolico, a guidare la nazione; ma quanti uomini capaci, prima del 1961, hanno visto negata la possibilità di contribuire al progresso della nazione dal momento che erano cattolici, o perché erano di origine irlandese? Quanti figli di Italiani o di Ebrei o di Polacchi dormirono in quartieri degradati, non istruiti, non educati, le loro potenzialità sono state perse per sempre per la nostra nazione e per la razza umana?Ancora oggi, quale prezzo pagheremo prima di poter assicurare piene opportunità ai milioni di negri statunitensi?
Negli ultimi cinque anni abbiamo fatto di piu' per assicurare l'uguaglianza ai nostri cittadini di origine Africana e per aiutare le persone private (di uguaglianza), sia bianchi che neri, piu' che negli ultimi cent'anni. Ma molto, molto di piu' resta da fare.
Ci sono tre milioni di neri inqualificati per i lavori piu' semplici, ci sono migliaia privati giornalmente della totalita' dei propri diritti civili al cospetto della legge; e la violenza dei diseredati, gli insultati ed offesi, si profila per le strade di Harlem e per quelle di Watts e di Chicago.

Ma (allo stesso tempo) un nero statunitense si addestra come astronauta, uno dei primi esploratori dello spazio, un altro e' capo degli avvocati del governo degli Stati Uniti, e dozzine siedono sui banchi del nostro parlamento, ed un altro, Dr. Martin Luther King, che e' il secondo uomo di origine Africana a vincere il premio Nobel per le sue campagne non violente al fine di ottenere giustizia sociale per tutte le razze.

Abbiamo fatto approvare leggi che proibiscono discriminazione nell'educazione, nell'assunzione, nell'affittare una casa; ma queste leggi da sole non possono superare l'eredita' di centinaia di anni di famiglie divise e di bambini rachitici, di poverta' e di degradazione e di pena.

Cosi' il cammino verso l'uguaglianza della liberta' non e' facile e ci saranno ancora da fare grandi sforzi ed affrontare grossi pericoli durante il cammino di tutti noi.

E piu' importante di tutto, tutto lo sfoggio della forza del governo e' stato dedicato all'obiettivo di uguaglianza prima della legge, cosi' ci stiamo adesso dedicando al raggiungimento di uguali opportunita' di fatto.

Dobbiamo riconoscere che la piena uguaglianza di tutte le persone, prima di Dio, prima dellalegge, e prima dei consigli del governo. Noi dobbiamo fare questo, no perche' e' economicamente vantaggioso, sebbene lo sia; non perche' la legge divina lo richiede, sebben lo faccia; non perche' persone di altri paese lo augurano. Noi dobbiamo farlo per la singola e fondamentale ragione che questa e' la cosa giusta da fare.

Riconosciamo che ci sono problemi ed ostacoli prima della piena attuazione di questi ideali negli USA cosi come riconosciamo che altre nazioni, in America Latina ed in Asia ed in Africa, hanno i propri problemi politici, economici, e sociali, come uniche barriere all'eliminazione delle ingiustizie.

In alcuni casi, c'e la preoccupazione che il cambiamento cancellera' i diritti della minoranza, particolarmente dove la minoranza e' di razza differente rispetto alla maggioranza.
Noi negli Stati Uniti crediamo nella protezione delle minoranze; noi riconosciamo che i contributi che possono dare e che il gruppo dirigente che possono esprimere; e che noi non crediamo che qualunque persona, sia che appartenga alla minoranza o alla maggioranza, o sia che sia un singolo individuo, sia "inutile" per cause teoriche o politiche. Noi riconosciamo anche che la giustizia fra uomini e nazioni e' imperfetta, e che l'umanità a volte progredisce davvero molto lentamente.

Non tutto si sviluppa allo stessa maniera ed allo stesso passo. Le nazioni, come gli uomini, marciano spesso al ritmo di diversi batteristi, e le precise soluzioni degli Stati Uniti non possono essere ne' dettate ne' tanto meno trapiantate ad altri, e questo non e' nei nostri intenti. Cio' che e' importante comunque e' che tutte le nazioni devono marciare verso un aumento delle libertà; verso l'ottenimento della giustizia per tutti; verso una società forte e flessibile abbastanza da incontrare la domanda delle propria popolazione, di qualunque razza, e la domanda di un mondo di immenso e sbalorditivo cambiamento che si trova davanti a tutti noi.

In poche ore, l'areo che mi ha portato qui in questo paese ha attraversato oceani e paesi che sono stati crogiolo della storia dell'umanità. In (pochi) minuti abbiamo tracciato le migrazioni di migliaia di uomini di migliaia di anni; in secondi abbiamo passato campi di battaglia dove milioni di uomini una volta hanno combattuto e sono morti. Potremmo non vedere le frontiere nazionali, non vedere i vasti golfi o le alte mura che dividono le popolazioni da altre popolazioni; solo la natura ed il lavoro degli uomini, case e fabbriche e fattorie, che da ogni parte riflettono lo sforzo comune dell'uomo di arricchire la propria vita.
Da ogni parte le nuove tecnologie e le comunicazioni portano gli uomini e le nazioni ad essere piu' vicini tra loro, le preoccupazioni di uno, inevitabilmente diventano le preoccupazioni di tutti.
E la nostra nuova vicinanza sta strappando via le false maschere, l'illusione di differenze che e' alla radice delle ingiustizie e alla radice dell'odio e della guerra. Solo un uomo incapace può ancora aggrapparsi alla buia ed avvelenante superstizione che il suo mondo e' delimitato dalla collina più vicina, il suo universo finisce alla rive del fiume, la sua comune umanità e' racchiusa nel suo stretto circolo di quelli che dividono con lui la sua città od i suoi pensieri od il colore della sua pelle.

E' il vostro lavoro, e' il compito delle persone giovani in questo mondo, di strappare le ultime rimanenze di quella antichita', crudele credenza dalla civilizzazione dell'uomo.

Ogni nazione ha ostacoli ed obiettivi differenti, plasmata dalle propria storia e dall'esperienza. Adesso che parlo con ragazzi di tutto il mondo sono impressionato non tanto dalla diversità ma dalla vicinanza dei loro obiettivi, dai loro desideri, e dalle loro preoccupazioni e dalla speranza per un futuro (migliore).
C'è discriminazione in New York, (c'è') l'ineguaglianza razziale della apartheid in Sud Africa, e c'è la schiavitù nelle montagne del Perù. Persone muoiono di fame nelle strade dell'India; un ex primo ministro e' sommariamente giustiziato in Congo; intellettuali sono in prigione in Russia; e migliaia vengono trucidati in Indonesia; la ricchezza e' riversata in ogni parte del mondo sugli armamenti. Ci sono differenti diavoli; ma sono i comuni lavori dell'uomo. Loro riflettono le imperfezioni della giustizia umana, l'inadeguatezza della compassione umana, la difettosità della nostra sensibilità verso le sofferenze dei nostri compagni; loro marcano il limite della nostra abilita' di usare la conoscenza per il bene comune dei nostri compagni in tutto il mondo. E perciò chiedono qualità comuni di coscienza ed indignazione, una condivisa determinazione a scacciare le sofferenze non necessarie dei nostri compagni a casa cosi' come in tutto il mondo.

Sono queste le qualità che fanno della nostra gioventù la sola vera comunità internazionale. Più che su questo credo che potremmo essere d'accordo su quale tipo di mondo vogliamo costruire (insieme). Sarebbe un mondo di nazioni indipendenti, muovendosi verso una comunità internazionale, ognuna delle quali rispetta e protegge i fondamentali diritti umani. Sarebbe un mondo dove ad ogni governo sarebbe richiesto di accettare la propria responsabilità al fine di assicurare la giustizia sociale. Sarebbe un mondo di un progresso economico costantemente in accelerazione, non un assistenza sociale materiale fine a stessa, ma piuttosto un mezzo per liberare le capacita' di ogni persona umana di poter conseguire i suoi talenti e di soddisfare le proprie speranze, Sarebbe, in breve, un mondo di cui tutti noi saremmo orgogliosi d'aver costruito.

Solo un po' a Nord di qui, ci sono terre di sfida e di opportunità, ricche di risorse naturali, di terra e minerali e di persone. Ma ci sono anche terre caratterizzate dalle piu' grandi disuguaglianze. da una sconvolgente ignoranza, da tensioni sociali e da lotte, e da grandi ostacoli dovuti al clima ed alla situazione geografica. Molte di queste nazioni, come colonie, furono oppresse e sfruttate. Ancora adesso non si sono allontanate dalle pesanti tradizioni occidentali; loro sono speranzosi e stanno scommettendo sul progresso e sulla loro stabilita' basandosi sulla possibilità che noi un giorno incontreremo le nostre responsabilità con loro, per aiutare a sconfiggere la loro povertà.

Nel mondo che ci piacerebbe costruire, il Sud Africa gioca un ruolo eccezionale e un ruolo guida nello sforzo (generale). Qui c'è la più grande parte di ricercatori scientifici d'Africa e di produzione dell'acciaio, la maggior parte delle scorte di carbone e di potenza elettrica. Molti sudafricani hanno realizzato significativi contributi allo sviluppo tecnico dell'Africa e del mondo scientifico; i nomi di alcuni sono conosciuti in ogni parte (del mondo) in cui qualcuno cerchi di eliminare le devastazioni di malattie tropicali e della pestilenza. Nelle nostre facoltà e consigli; qui fra questo pubblico, ci sono centinaia e migliaia di uomini e donne che potrebbero trasformare le vite di milioni per tutto il tempo a venire.
Ma l'aiuto e la guida del Sud Africa o degli Stati Uniti non può essere accettata se noi, all'interno del nostro paese o nelle relazioni con gli altri, neghiamo l'integrità individuale, la dignità umana, e il senso comune dell'umanità di un uomo. Se vorremmo guidare fuori dai nostri confini; se vorremmo aiutare coloro che hanno bisogno della nostra assistenza; se vorremmo incontrare le nostre responsabilita' per il genere umano; noi dobbiamo prima, tutti noi, demolire le barriere che la storia ha eretto fra uomini all'interno della nostra stessa nazione, barriere di razza e religione, di classe sociale ed ignoranza.

La nostra risposta e' la speranza del mondo; e' il fare affidamento sui giovani. Le crudeltà e gli ostacoli di questo pianeta che cambia cosi' velocemente non porteranno a dogmi obsoleti e slogan desueti. Non può essere mosso da quelli che si aggrappano al presente che e' già moribondo, che preferisce l'illusione della sicurezza all'eccitamento e al pericolo che arriva anche con il più possibile pacifico progresso. Questo mondo chiede le qualità dei giovani: non una parte della vita, ma uno stato mentale, un temperamento della volontà, una qualità dell'immaginazione, una predominanza del coraggio sulla timidezza; dell'appetito per l'avventura sulla vita della tranquillità, un uomo come il rettore di questa università. E' un mondo rivoluzionario quello che viviamo, e perciò, cosi' come ho detto in America Latina e Asia e in Europa e nel mio paese, gli Stati Uniti, e' la gioventù che deve prendere il comando. Di conseguenza voi ed i vostri giovani compatrioti, in ogni parte della terra, avete avuto la spinta sopra di voi per carico di responsabilità più grande di ogni altra generazione fino ad adesso.

C'è, disse un filosofo italiano, niente di più difficile da prendere in mano, di più pericoloso da condurre, o di più incerto del tuo successo che il prendere la guida al fine di introdurre un nuovo ordine di cose. Adesso questo e' la dimensione del vostro compito e il cammino e' sparso di molti pericoli.

Il primo pericolo e' la futilità; il credere che ci sia niente che un uomo o una donna possa fare contro l'enorme quantità di mali del mondo, contro la miseria, contro l'ignoranza, o contro l'ingiustizia o la violenza. Tutt'oggi i più grandi movimenti su scala mondiale, sia di pensiero che d'azione, sono scaturiti dal lavoro di una singola persona. Un giovane monaco comincio' la riforma protestante, un giovane generale estese il proprio impero dalla Macedonia fino alla fine delle terre conosciute, ed una giovane donna rivendico' i territori francesi. Fu un giovane esploratore italiano che scopri' il nuovo mondo, e un 32-enne Thomas Jefferson che proclamo' che tutti gli uomini sono creati uguali. Datemi solo un punto d'appoggio, disse Archimede, e vi solleverò il mondo,
Questi uomini mossero il mondo, e cosi' possiamo fare tutti noi. Pochi avranno la grandezza di cambiare la storia; ma ognuno di voi può lavorare per cambiare una piccola porzione degli eventi, e nell'insieme di tutti questi atti ci sarà scritta la storia della nazione. Migliaia di corpi di pace stanno facendo la differenza in villaggi isolati e nelle periferie degradate di dozzine di nazioni. Migliaia di uomini e donne sconosciuti resistettero all'occupazione nazista in Europa e molti di loro morirono, ma tutti aggiunsero qualcosa alla forza ed alla libertà dei propri paesi. E dall'incalcolabile diversità di atti di coraggio come questi, che la credenza della storia umana e' stata plasmata. Ogni volta che un uomo supporta un ideale, o agisce al fine di migliorare la moltitudine degli altri, o da una spallata contro l'ingiustizia, lui trasmette una sottile onda di speranza, e intersecandoci da diversi centri di energia ed rischiando queste onde costruiranno una corrente che spazzerà via le potentissime mura dell'oppressione e della resistenza.

"Se Atene ti dovesse apparire grande", disse Pericle, "considera che la sua gloria e' stata guadagnata da uomini valorosi, e da uomini che appresero i propri doveri". Questa e' la forza della grandezza in tutte le società, e questa e' la chiave per progredire ai giorni nostri.

Il secondo pericolo e' quello dell'opportunismo di quelli che dicono che speranze e credenze devono volgere prima delle necessita' immediate. Naturalmente, se dobbiamo agire efficacemente dobbiamo trattare con il mondo cosi' come e'. Dobbiamo realizzare le cose. Ma se c'è' una cosa su cui il Presidente Kennedy aveva preso una posizione, una cosa che tocco' i sentimenti delle persone piu' giovani attraverso tutto il mondo, era la credenza nell'idealismo, alta aspirazione e profonda convinzione non sono incompatibili con i programmi piu' pratici ed efficienti, che non c'e' separazione fra i desideri piu' profondi del nostro cuore e della nostra mente e la razionale applicazione dello sforzo umano ai problemi umani. Non e' realistico o e' da cocciuti risolvere i problemi e prendere azioni senza la guida di una scopo e valori morali finali, sebbene noi tutti sappiamo che qualcuno sostiene che e' proprio cosi' (corretto). Secondo me, e' scosideratamente folle. Per questo, si ignora le realta' della fede umana e della passione e delle fede; forze che sono in ultima istanza ben piu' forti di tutti i calcoli dei nostri economisti o dei nostri generali. Naturalmente per aderire a standard, all'idealismo, alla visione in faccia ad immediati pericoli si ha bisogno di grande coraggio e fiducia in se stessi. Ma noi stessi sappiamo anche che solo quelli che osano di sbagliare enormemente possono poi raggiungere risultati straordinari.
E' questo idealismo che e' anche, almeno io credo, l'eredita' comune di una generazione che ha imparato che mentre l'efficienza puo' portare ad Auschwitz, o alla strade di Budapest, solo gli ideali di umanita' ed amore posso scalare le colline dell'Acropoli.

Un terzo pericolo e' la timidezza. Pochi uomini hanno la forza di affrontare la disapprovazione dei propri uomini, la censura dei propri colleghi, la rabbia della societa'. Il coraggio morale e' una merce piu' rara che il coraggio in una battaglia o la grande intelligenza. Adesso e' quel qualcosa di essenziale, quella qualita' vitale per coloro che cercano di cambiare il mondo, e che porta a cambiare per la maggiore dolorosamente. Aristotele ci dice che "ai giochi olimpici non e' l'uomo piu' eccellente o piu' forte che viene incoronato, ma quelli che entrano nelle liste....Cosi' anche nella vita degli onorabili e dei buoni, sono quelli che agiscono bene che vincono il premio. Credo che in questa generazione che quelli con il coraggio per entrare nel conflitto saranno circondati da compagni in ogni parte del mondo.
Per i fortunati attorno a noi, il quarto pericolo e' l'agiatezza; la tentazione di seguire il facile e famigliare cammino dell'ambizione personale e del successo economico cosi' ampiamente diffuso fra quelli che hanno il privilegio di un educazione. Ma questa non e' la strada che la storia ha segnato per noi. C'e' una maledizione cinese che dice: "Che possa vivere in tempi interessanti". Che ci piaccia o no, noi viviamo in tempio interessanti. Sono tempi di pericolo e di incertezza; ma sono anche i tempi piu' creativi di tutta la storia dell'umanita'. E ognuno sara' alla fine giudicato, sara' giudicato se stesso, sullo sforzo con cui ha contribuito a costruire un nuovo mondo in questa societa' e sulla qualita' e quantita' con i quali i suoi ideali ed obiettivi hanno dato forma a questo sforzo.
So cosi' ci lasciamo, io (torno) al mio paese e voi rimanete qui. Noi siamo, se un quarantenne (come me) puo' avere questo privilegio, membri della piu' giovane generazione. Ognuno di noi ha il suo proprio lavoro da fare. Lo so che ci sono momenti in cui vi dovete sentire davvero soli con i vostri problemi e soli con le vostre difficolta'. Ma voglio dirvi quanto impressionato sono per quello che cercate di raggiungere e per lo sforzo che state facendo, e lo dico, questo (pensiero) non vale solo per me, ma per tutte le donne e gli uomini di questo mondo. E spero che voi possiate spesso prendere giovamento dalla conoscenza che voi vi state unendo con i vostri compagni in ogni paese del mondo, loro lottano con i propri problemi e voi con i vostri, ma siete tutti uniti da un unico fine; che, come i giovani ragazzi del mio paese, cosi' come i ragazzi di tutti i paese che ho visitato, tutti voi siete molto piu' uniti con i fratelli della vostra generazione che ogni altra precedente (generazione); voi siete determinati a costruire un futuro migliore. Il Presidente Kennedy stava parlando ai giovani degli Stati Uniti, ma oltre che a loro a tutti i giovani del mondo, quando disse "L'energia, la fede, la devozione la quale noi portiamo per questo sforzo illuminera' il nostro paese e tutti quelli che lo serviranno, ed il bagliore di quel fuoco puo' illuminare totalmente il mondo".

Ed aggiunse, "Con una buona coscienza la nostra sola sicura ricompensa, con la storia come giudice finale delle nostre azioni, andiamo avanti e guidiamo il paese che amiamo, chiedendo la sua benedizione ed il suo aiuto, ma sapendo che qui su questa terra, il lavoro di Dio deve essere totalmente il nostro lavoro".
Vi ringrazio.

2 comments:

Anonymous said...

Un'attenzione e un continuo studio e impegno; il Sen R. Kennedy riuscì a sviscerare le priorità, a riconoscere le ingerenze e le prevaricazioni; il suo operato era soltanto rivolto al genere umano nella sua dignità e nel suo vivere in libertà di pensiero e di azione.
A.

Anonymous said...

Sono rimasto molto colpito dalla profondità del testo, che non può che evidenziare la distanza tra parole come queste e la pochezza della comunicazione politica italiana, che conosciamo fin troppo bene, troppo spesso tesa ad applausi facili, e a stuzzicare la parte peggiore di noi. complimenti per la scelta, ciao
Walter